Ipotesi sul popolamento antico

Il territorio di Galatone, per la sua posizione topografica, ha sempre goduto di preferenze umane, venendo ad essere “intensamente frequentato dall’uomo durante il paleolitico”.
Lo dimostrano recentissime scoperte archeologiche e importantissimi reperti rinvenuti in contrada Campilatini (Villaggio “Costante”) e nelle grotte Spisari, Pinnella, Cappuccini.
Segnatamente in quest’ultima, il Cremonesi ed i suoi collaboratori hanno portato alla luce manufatti significativi i quali, pur arricchendo un quadro già noto, “consentono di delineare finalmente su dati concreti e certi la complessa rete di relazioni intercorse tra le popolazioni della prima età dei metalli in Puglia e le altre cerchie culturali contemporanee italiane ed europee.

Da quel tempo, l’uomo delle grotte galatonesi e dei Campi Latini, ha vissuto per millenni, lavorando la terra e allevando il bestiame, fabbricandosi utensili domestici e oggetti di pietra.

Si ignora se, e in qual misura, questa parte della Messapia abbia ospitato insediamenti umani nel periodo che precedette e in quello che seguì l’occupazione romana.
Sita all’interno immediatamente a Nord dell’area delle Serre e a breve distanza da Neretum, ma pure da Baletium e Callipolis, Galatone non possiede, per quell’epoca, che un’unica testimonianza epigrafa che non rischiara la lunga notte.
Si tratta di un’iscrizione scolpita in pietra leccese e scoperta all’interno di un sepolcro il 24 giugno 1847. Ne dette notizia il Fabretti che ne aveva avuto il testo dal De Simone.